Nuovo Socio Istituzionale di ICOM Italia | Museo Civico Archeologico Lavinium

ICOM Italia ha accolto nella sua comunità di Soci il Museo Civico Archeologico Lavinium di Pomezia (RM).

Il Museo è stato aperto nel 2005 e il percorso espositivo rappresenta, in maniera del tutto innovativa, un perfetto bilanciamento tra un più tradizionale allestimento delle collezioni archeologiche e le nuove tecnologie multimediali di comunicazione. Visitare il Museo Lavinium significa vivere un’esperienza tra il mondo antico, le sue magnifiche rappresentazioni, e suggestive atmosfere ricreate con tecnologie odierne.

A dare il benvenuto nel percorso espositivo del Museo Civico Archeologico Lavinium è la statua di Minerva Tritonia. Questa spettacolare statua in terracotta, risalente al V secolo a.C., raffigura la dea Minerva, alla quale, nell’antica Lavinium, era dedicato un importante santuario. La dea indossa un elmetto, una corazza con la testa di Medusa ed è armata di scudo e spada. Il nome “Tritonia” è dovuto alla piccola figura del dio-fiume Tritone, il cui corpo è per metà umano e per metà a forma di pesce, in piedi accanto alla dea.

La prima sala è dedicata alla Vergine di Tritonia. Questa stanza è dedicata al culto di Minerva, protettrice dei matrimoni e delle nascite, e le statue in terracotta qui esposte raffigurano offerenti che recano un dono alla dea: un gioco d’infanzia, un simbolo di fertilità. Realizzate a grandezza naturale e originariamente policrome, le statue sono databili tra il V e il III secolo a.C.  e spiccano per bellezza, qualità esecutiva e cura del dettaglio.

Dallo stesso deposito votivo legato del santuario di Minerva, provengono le teste votive allestite nella seconda sala, Mundus muliebris, e da cui è possibile ricavare alcune notizie riguardanti il mondo femminile nell’antica Lavinium. I gioielli e le acconciature, riprodotti fedelmente, testimoniano il lusso e il prestigio delle classi più ricche e nobili. Le acconciature, in particolare, erano legate allo status sociale e all’età: le donne sposate di solito indossavano un velo e avevano i capelli tenuti da un copricapo o persino una corona, le ragazze che stavano per sposarsi, invece, si tagliavano i capelli sulla nuca e li sistemavano in sei boccoli o trecce.

La terza sala, Hic domus Æneæ, è dedicata al mitico fondatore di Lavinium. Secondo la leggenda, quando Troia fu avvolta dalle fiamme, Enea fuggì con suo padre Anchise e suo figlio Ascanio, alla ricerca di una nuova patria. Il tema del viaggio è suggerito dalla suggestiva scenografia e dalla ricostruzione su piccola scala di una nave della tarda età del bronzo.

Lavinium può pregiarsi della definizione di città religiosa per la presenza di numerosi e importanti santuari. Tra questi il più importante è da individuarsi nell’area sacra dei Tredici Altari, che si trovava subito fuori e a sud dalla città. La lunga fila di altari monumentali in tufo fu realizzata tra il VI e il IV secolo a.C. Nel Museo, oltre ad evocare l’area sacra con immagini e ricostruzioni, sono esposti diversi oggetti legati ai riti religiosi lì eseguiti e sono allestiti nella quarta sezione: Civitas Religiosa.

L’ultima sala è dedicata all’Heroon di Enea, descritto da Dionigi d’Alicarnasso, che si trova vicino all’area sacra dei XIII Altari. Il monumento è in realtà una tomba,  in origine coperta da un tumulo e forse appartenente a un personaggio importante del VII secolo a.C., che fu sepolto con i suoi preziosi oggetti personali. Alla fine del IV secolo a.C. avvenne la monumentalizzazione della tomba, ormai associata alla figura di Enea e dove si svolgevano rituali. Il monumento funerario fu così trasformato in una sorta di santuario con la costruzione di una cella inaccessibile e chiusa da una falsa porta in tufo a due battenti.

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