Il questionario utilizzato nell’indagine attraverso le domande chiuse ha indicato un possibile percorso e ha sottoposto al vaglio degli interlocutori alcune parole/concetti chiave già presenti nell’attuale definizione o proposti ex novo dal comitato italiano. Era necessario, tuttavia, lasciare ai rispondenti la libertà di avanzare proposte di inserimento di nuove parole chiave ed effettuare commenti più generali sulla loro visione di museo. Articolati e ricchi di spunti di riflessione, gli interventi dei partecipanti all’indagine non si sono limitati a proporre nuove parole chiave, come richiesto nella domanda aperta n.7, ma sono anche ritornati su concetti già presenti nel questionario, declinandoli su diversi campi interpretativi o aprendoli a una più ampia funzione semantica.
La varietà dei contributi riflette la portata di un ampio dibattito che ha animato la comunità museale nelle sue diversità e specificità e che ha contribuito a promuovere una revisione critica del lessico museale alla luce delle trasformazioni e delle sfide che il presente ci chiama ad affrontare.
Nel rinviare in fondo alla pagina per una lettura completa delle 390 risposte pervenute, abbiamo ritenuto utile presentare alcune osservazioni e proposte ricorrenti, aggregate, per maggiore chiarezza e agilità di lettura, in macrotemi.
1 – Accessibilità/Inclusione
La proposta del comitato italiano di inserire nella definizione il termine “accessibile a tutti” in sostituzione di “aperto al pubblico” ha trovato il consenso dell’85% dei rispondenti all’indagine, a conferma di quanto sia diffusa la convinzione che il museo debba adoperarsi per garantire la più ampia fruizione degli spazi e dei beni materiali e immateriali conservati ed esposti, rimuovendo tutte le barriere fisiche, sensoriali, cognitive, culturali, economiche, favorendo la partecipazione attiva ai percorsi di conoscenza e interpretazione del patrimonio. Questo termine, che viene spesso coniugato con partecipazione e rappresentazione (R. Sandell, 2002) a giudizio di molti dei nostri interlocutori dovrebbe essere accompagnato da un altro aggettivo, “inclusivo”, per sottolineare un ampliamento del concetto – di per sé importantissimo – di accoglienza di pubblici diversi, fondato su principi di uguaglianza di diritti e rispetto della diversità, attraverso azioni che mirino all’intercettazione, all’interazione, alla co-costruzione di significati e valori, con persone o gruppi finora emarginati per motivazioni religiose, etniche, culturali, linguistiche, sociali o che si sono autoesclusi dalla partecipazione alla vita culturale.
Leggi i commenti– oppure vai alla sezione 3.1.3 del questionario.
2 – Partecipazione
Al museo oggi vene chiesto di tessere e dare vita a relazioni mettendo al centro la partecipazione delle persone, una missione essenziale declinata nelle proposte in una molteplicità di direzioni.
Il museo come “luogo democratico d’ascolto”, “di dialogo”, “di interazioni”, di “costruzione condivisa di contenuti, e significati, “di allargamento della conoscenza” che amplia le sue funzioni anche ad un livello politico e sociale, “per promuovere la crescita culturale e civica”, “l’incontro”, “la coesione” e il rispetto tra culture e generazioni, tra saperi e visioni diversi.
La partecipazione è qualcosa di complesso come viene evidenziato dai contributi offerti. Presuppone un metodo, ma ancor prima un’attitudine e uno sguardo da parte dei professionisti che operano nei musei, la rinuncia ad una posizione autoreferenziale per creare invece linguaggi comuni e connessioni tra patrimonio culturale e persone siano essi visitatori o abitanti del territorio, associazioni o istituzioni.
Il museo “partecipativo” non è un luogo neutrale, ma “un’organismo dinamico” e permeabile “non solo al servizio della società ma dentro la società “che attraverso le collezioni riflette, interpreta e affronta le tensioni e i mutamenti in atto nel vivere comune e nella storia.
In quest’ottica, il museo nel condividere idee e pratiche è “custode e promotore di cultura” è un “hub” di sviluppo anche economico dei territori, del paesaggio, e delle comunità che li abitano “secondo gli obiettivi di Agenda 2030 delle Nazioni Unite”.
Il museo dovrà oltrepassare la soglia ma essere percepito anche come “casa comune” e “casa della memoria condivisa” perché stringere relazioni, partecipare o fare rete vuol dire “creare il luogo dall’incontro con gli altri” e, contemporaneamente, attribuirgli quei valori etici e civici che vorremmo salvare, innovare e trasmettere.
3 – Professionalità
Il tema delle professioni è percepito come centrale perché investe tutti gli aspetti della vita di un organismo complesso come il museo che solo attraverso professionalità e competenze specifiche può svolgere pienamente la sua missione specifica. “Il Museo è tale perché esistono professionalità che ci mettono sapere, intenzione, sensibilità, interpretazione” – si sottolinea in più passaggi, ma per affrontare le trasformazioni , i problemi, e le nuove sfide della contemporaneità saranno necessarie non solo competenze tecniche di settore ma nuove professionalità legate anche all’innovazione digitale, con un approccio multidisciplinare e caratterizzate dalla capacità di mediazione, di dialogo e negoziazione secondo la visione della Convenzione di Faro più volte richiamata nei commenti.
Una sempre maggiore sensibilità verso la partecipazione delle persone, la responsabilità di garantire l’accessibilità a tutti i livelli eliminando barriere fisiche, sociali e culturali, la funzione educativa del museo intesa come risorsa per sviluppare nuove interpretazioni e significati del patrimonio in contesti sociali sempre più diversificati e multiculturali chiedono una attenta revisione delle professioni tradizionali.
Anche il coinvolgimento del volontariato non sostitutivo dei professionisti interni al museo, così come l’esigenza che il museo possa essere luogo privilegiato di ricerca ed esperienze formative a diversi livelli sono temi “caldi “di riflessione che confermano la pluralità dei compiti a cui il museo oggi può assolvere.
Sempre più in quest’ottica sarà indispensabile operare in termini di sostenibilità culturale ed economica attraverso una logica di rete e sistema tra musei e istituti culturali per condividere competenze, professionalità e buone pratiche in una visione integrata del patrimonio culturale.
4 – Innovazione tecnologica
Alcune proposte indicate nel questionario hanno sottolineato il ruolo delle tecnologie digitali all’interno dei musei.
Se il museo, infatti, è un istituto in continuo divenire, sempre più le tecnologie sono percepite come strumenti indispensabili per la vita e le attività che si programmano all’interno.
Temute, considerate dissacranti nei confronti di una concezione aulica del museo, l’apertura al digitale ha incontrato numerose resistenze presso i professionisti museali. Tuttavia, il ricorso alle tecnologie non servirà solo a “svecchiare i musei”, ma sarà sempre più essenziale per “svolgere le funzioni e raggiungere le finalità che il museo oggi si pone” in termini di “protezione, conservazione, ricerca e diffusione dei beni materiali e immateriali”.
A prescindere dalla fisicità dei luoghi e delle collezioni il museo è “tutto ciò che riesce a rendere disponibile e fruibile ai propri pubblici” e le soluzioni digitali possono essere strategiche per avvicinarsi ai visitatori e alle comunità, ma anche per capire e interpretare la complessità e le sfide del presente, come l’emergenza Covid ci ha insegnato.
Il museo “on site” e il museo “on line” dovranno convivere alimentandosi a vicenda ampliando la fruizione e la comunicazione anche attraverso il patrimonio digitale, arricchendo i linguaggi e le narrazioni, garantendo inclusione e accessibilità attraverso professionalità e competenze specifiche.
Ma le carenze all’interno dei nostri musei nel settore ella digitalizzazione sono ancora pesanti: “molte istituzioni museali fanno ancora fatica a relazionarsi con le nuove tecnologie” e “i musei sono spesso associati al passato” -evidenziano alcuni interventi- nonostante negli ultimi anni siano stati compiuti molti passi avanti (anche con la creazione di musei solo virtuali), e dall’Europa arrivi la spinta, ormai inderogabile, all’innovazione che dovrà tenere conto della specificità del nostro patrimonio e delle esigenze dei suoi professionisti e dei diversi fruitori.
Vai a Parte 4 – Le parole chiave proposte dal Comitato Italiano
Le altre parti: