Emergenza o risorsa? Musei archeologici e comunicazione digitale al filtro della pandemia.
Intervista alla Professoressa Giuliana Calcani, docente di Archeologia e storia dell’arte antica presso l’Università Roma Tre, a cura della studentessa Emma Albertari discente del corso di laurea magistrale in “Beni archeologici, artistici e del paesaggio: storia, tutela e valorizzazione” dell’Alma Mater Studiorum di Bologna (sede di Ravenna) e tirocinante presso ICOM Italia.
Durante il precedente lockdown la chiusura di uffici, aziende, bar, ristoranti, ma anche università e luoghi di cultura ci ha imposto la prosecuzione di qualsiasi tipo di attività da remoto. Per quel che riguarda musei ed istituti di cultura, ci si è resi ancora più conto di quanto essi siano importanti per noi e di quanto sia necessario avere un constante e diretto interscambio con gli stessi. La situazione di emergenza che ci ha costretti per mesi all’interno delle nostre abitazioni non ha però fatto venire meno questo rapporto. Molte e di vario tipo sono state infatti le modalità con cui le istituzioni museali del nostro territorio si sono messe alla prova nel mondo del digitale.
L’attività di monitoraggio dell’uso delle risorse digitali da parte dei musei durante la chiusura dovuta alla pandemia, portata avanti dalla Professoressa Calcani, nasce proprio da queste considerazioni e dalla volontà di far luce sul delicato tema della comunicazione digitale del patrimonio culturale, una multiforme realtà cui parte delle istituzioni del nostro territorio non sono ancora esaustivamente approdate. A seguito di un’ampia introduzione sul tema e di alcune considerazioni questa prima fase della ricerca (attività in fieri) si è conclusa esaminando alcuni degli esperimenti più riusciti portati avanti da alcune istituzioni museali del territorio romano.