Cari soci, cari amici di ICOM Italia,
a conclusione del mio mandato come presidente di ICOM Italia, vorrei esprimere la mia soddisfazione per quanto la nostra associazione è riuscita a realizzare in questi tre anni, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia e alle scarse possibilità di incontrarsi personalmente per scambiare idee e proposte.
In effetti, grazie alla vivacità ed efficienza dello straordinario staff di segreteria, grazie alla collaborazione di consiglieri e probiviri e all’impegno di molti di voi, nei coordinamenti regionali e nei gruppi di lavoro, facendo tesoro della rete di relazioni costruite dai miei predecessori e notevolmente arricchitasi negli ultimi anni, siamo riusciti a intercettare, credo, le principali esigenze dei professionisti museali italiani, rompendo la loro sensazione di isolamento, informandoli sulle principali iniziative internazionali e nazionali, creando numerose occasioni di formazione e aggiornamento, di confronto di esperienze, di dibattito attorno ai temi più attuali e più complessi, in sintonia con le sollecitazioni del dibattito museologico internazionale e con gli orientamenti ora sanciti dalla nuova definizione di ICOM.
I temi dell’accessibilità, dell’inclusione, della partecipazione, della sostenibilità sono entrati a pieno titolo nella nostra agenda e su di essi hanno lavorato gruppi di lavoro ed esperti invitati di volta in volta a presentare ai professionisti museali metodi e strumenti da sperimentare e valutare al fine di operare in modo efficace e durevole nei rispettivi contesti.
Le tecnologie ci hanno aiutato ad ampliare notevolmente la platea dei partecipanti alle riunioni e ai webinar e hanno consentito, attraverso le registrazioni, di costruire un vero e proprio archivio di documenti audivisivi, fruibile nel tempo. Ma l’uso delle tecnologie, e con esso la ricerca di linguaggi e strumenti innovativi soprattutto per i più giovani, è stato esso stesso un campo d’indagine battuto in ogni direzione, dalla comunicazione all’audience engagement, dalla co-progettazione all’educazione e le potenzialità legate alla diffusione del patrimonio sul web e all’uso delle immagini sono state oggetto di studio sotto tutti gli aspetti, legali, culturali, organizzativi.
I rapporti con il Ministero della Cultura sono rimasti ottimi sul piano relazionale, anche se non si sono tradotti, come speravamo all’atto del Protocollo firmato nel 2015, e come accade in altri paesi europei, in una concreta possibilità di influenzare o partecipare al processo decisionale, alla definizione di linee guida e procedure, all’attuazione delle pur meritorie azioni previste dal PNRR. Ė vero, siamo stati consultati dalla Digital Library, ad esempio, per valutare il Piano nazionale della digitalizzazione, insieme alle altre associazioni MAB, e alcune delle nostre osservazioni sono state accolte, ma sarebbe stato certamente più efficace essere coinvolti a monte, nella fase di stesura del testo. Siamo stati ascoltati dall’Ufficio legislativo, dopo che avevamo proposto emendamenti al disegno di legge sulle guide turistiche, per valutare le proposte espresse dai parlamentari delle Commissioni Cultura, ma si è trattato di un episodio senza seguito.
La Direzione Generale Musei è naturalmente il nostro maggiore interlocutore e con essa abbiamo collaborato attivamente, prevalentemente in seno alla Commissione ministeriale per l’attivazione del Sistema museale lealmente ma con indipendenza di giudizio e siamo ora in attesa della ripresa dei lavori, dopo la scadenza del primo mandato.
Quanto alle Regioni, la situazione è diversa da un territorio all’altro. Con alcune di esse come la Lombardia, che ospita la nostra sede, abbiamo una consolidata collaborazione. Particolarmente proficuo il dialogo con Regioni ove i dipartimenti cultura sono diretti da persone che condividono la visione e gli obiettivi di ICOM (Antonella Pinna in Umbra e Daniela Tisi nelle Marche, Roberto Ferrari e ora Elena Pianea in Toscana), ma situazioni positive si stanno creando anche in altre regioni, grazie alle sollecitazioni dei coordinamenti regionali. In particolare, nutriamo la speranza che l’Accordo firmato l’anno scorso con la Regione Sicilia e quello appena siglato con la Regione Calabria possano produrre effetti concreti, in aree dove le esigenze di sviluppo dei musei sono state spesso penalizzate da continue riorganizzazioni amministrative e da una visione prevalentemente turistica del valore degli istituti, sottostimando i profili tecnico-scientifici.
Naturalmente questi tre anni non sono costellati soltanto da successi.
Dobbiamo riconoscere che, a fronte delle numerose raccomandazioni, dichiarazioni, prese di posizione per il rispetto della professionalità scientifica del direttore, per compensi e contratti adeguati alle mansioni svolte da impiegati e collaboratori, nonostante i ripetuti appelli al Ministero della Cultura per un riconoscimento delle professioni museali (tra le quali l’educatore, il registrar, il comunicatore), non si sono registrate risposte significative.
Il problema della carenza diffusa di un direttore tecnico-scientifico, soprattutto nei musei civici, ha raggiunto livelli insostenibili. Appare incomprensibile come, proprio mentre si ampliano le funzioni e gli obiettivi e si opera per un miglioramento complessivo dei servizi e dell’offerta culturale dei musei italiani, si smarrisca la consapevolezza dell’importanza di figure qualificate in grado non solo di gestire le risorse, ma anche di interpretare e comunicare il patrimonio culturale e di dialogare con autorevolezza con i ricercatori, con gli amministratori locali e con le comunità di riferimento. Tutto questo mentre giovani preparati escono dai corsi universitari e dalle Scuole di specializzazione con comprensibili aspettative di trovar lavoro negli ambiti per i quali hanno studiato.
Credo che questi problemi saranno ancora al centro di iniziative future di ICOM Italia e, al di là dei casi singoli, occorrerà individuare, d’intesa con altre associazioni, proposte concrete d’intervento al MIC e alle Regioni, facendo leva su incentivi finanziari che favoriscano il reclutamento dei professionisti e la creazione di reti, in parallelo con lo sviluppo del Sistema museale Nazionale.
Nel passare il testimone all’amico Michele Lanzinger, assicuro a lui e a voi tutti la continuità del mio impegno, certa che con le sue capacità organizzative e il suo carisma saprà certamente tradurre in azioni concrete la sua chiara e lungimirante visione del ruolo dei musei nella società contemporanea.
Grazie ancora per la fiducia e l’affetto che mi avete dimostrato e che mi hanno sostenuto con forza in questi tre anni!