Le osservazioni di ICOM Italia sull’Atto di indirizzo del 13 gennaio 2023

Egregio signor Ministro,

ICOM Italia – il comitato italiano dell’International Council of Museums, che raccoglie nel nostro Paese quasi 3000 membri tra istituzioni e professionisti museali – guarda con attenzione alle politiche nazionali e territoriali del settore, che condizionano lo sviluppo dei musei e la loro capacità di svolgere il ruolo che è loro riconosciuto dagli Atti internazionali ed è ormai avvertito dalle nostre comunità. Per questo motivo ritiene opportuno esprimere il suo interesse, ma anche alcune perplessità in merito alle linee strategiche prioritarie da Lei indicate nell’Atto di indirizzo del 13 gennaio 2023 ai dirigenti del suo dicastero.

In primo luogo, non può non rilevare una discrepanza tra l’enunciazione dell’importante obiettivo Sviluppo e diffusione della cultura (punto 3.2 del documento ) e le indicazioni pratiche in cui viene declinato: «Al fine di migliorare la fruizione del patrimonio culturale diffuso sul territorio nazionale, sarà considerato prioritario l’accrescimento della capacità degli istituti e luoghi della cultura di autofinanziarsi, così come il reperimento di fonti finanziarie alternative rispetto al finanziamento pubblico e, per i c.d. siti minori appartenenti al Ministero si valuteranno forme di concessione d’uso a terzi, secondo il principio di sussidiarietà orizzontale e verticale». Come si evince poi in altre parti del documento, l’incremento delle entrate proprie dovrebbe derivare dall’aumento del costo dei biglietti (si immagina, nei musei e siti di maggiore attrazione turistica) e dai diritti, rigidamente fissati a livello nazionale, per l’uso degli spazi e delle immagini e i prestiti di opere d’arte.

Le finalità, quindi, sembrano non tanto lo sviluppo e la diffusione della cultura, ma una riduzione della spesa pubblica e una limitazione della responsabilità statale su musei, monumenti e siti archeologici meno attrattivi, finora gestiti dalle direzioni regionali. Per quanto riguarda la prima, siamo consapevoli della necessità di un maggiore impegno da parte dei dirigenti generali e dei direttori di musei nel promuovere la partecipazione, anche finanziaria, dei privati – individui e imprese – e delle comunità locali a favore dei beni e delle attività culturali. Ma sappiamo anche che questa partecipazione, peraltro più difficile da ottenere in aree più depresse del Paese, si sviluppa sempre in modo complementare e non suppletivo rispetto ad un’assunzione forte di responsabilità da parte dello Stato e degli enti territoriali. Per quanto riguarda poi la seconda indicazione, riteniamo che essa  possa essere condivisibile quando non sia dettata dalla volontà di liberarsi di  presunti “rami secchi”, non “produttivi”, ma sia il frutto di valutazioni complessive sulle maggiori potenzialità di sviluppo della valorizzazione e, in ogni caso, a condizione che siano assicurati standard minimi di qualità, a cominciare dalle competenze professionali necessarie (come era già previsto dall’art. 150 del lontano decreto legislativo 112/98, e ora dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e dal DM 113/2018).

In mancanza di precisazioni che lascino intravedere una visione complessiva e uno spettro più ampio di azioni, si rileva che:

  • l’aumento del prezzo dei biglietti potrebbe produrre una contrazione del numero dei visitatori, e in ogni caso penalizzerebbe le categorie di pubblici più svantaggiate. Questa richiesta sembra orientata a massimizzare i proventi del turismo di massa, ma non tiene conto che il museo esplica un servizio pubblico per i cittadini e le comunità che gravitano intorno ad esso, come richiamato dal Codice dei beni culturali e dalla nuova definizione ICOM dei musei. Bisognerebbe quindi prevedere, oltre alle domeniche gratuite, politiche tariffarie differenziate per fasce orarie o per particolari categorie e nuclei familiari, estendere in tutto il paese strumenti quali “le carte fedeltà” e “abbonamenti annuali al sistema museale regionale” per favorire un rapporto continuo dei residenti con i musei di prossimità e con altri  istituti e siti meno noti del territorio;
  • la richiesta generalizzata di un corrispettivo definito a livello nazionale per utilizzare spazi, laboratori, auditorium di musei e monumenti (riducendo ulteriormente i margini di discrezionalità dei direttori) sta già penalizzando fortemente l’iniziativa di associazioni culturali no profit – che non sono in grado di sostenere costi elevati per organizzare conferenze e giornate di studio – e sta favorendo invece eventi commerciali o mondani non sempre in armonia con il contesto e l’identità dei luoghi. ICOM Italia nella Raccomandazione per la concessione in uso temporaneo di spazi museali del 2019, pur riconoscendo che tale attività rappresenta una fonte di entrate ormai irrinunciabile., indica criteri e linee guida che dovrebbero orientarne la pratica;
  • l’obbligo di richiedere un pagamento per i prestiti di opere potrà anche accrescere le entrate (soprattutto per i musei maggiori e per le opere più famose, che spesso sono anche quelle più rappresentative delle loro collezioni e quindi dovrebbero restare in loco!), ma, in forza di un ovvio principio di reversibilità, comporterà costi aggiuntivi quando saranno i nostri musei a voler organizzare esposizioni temporanee. Ancora una volta, solo alcuni grandi musei saranno in grado di scaricare tali costi sulle società private o in house che le organizzano per loro conto mentre, in generale, si ridurranno le possibilità di allestire e promuovere mostre di respiro internazionale: occasioni di studi e di nuove interpretazioni, di confronto scientifico, di divulgazione e di promozione, le quali producono, come sappiamo, un impatto sul turismo culturale e sulla partecipazione di nuovi pubblici che abitualmente non frequentano i musei. Per ICOM Italia è particolarmente deludente riscontrare come non sia tenuta in nessuna considerazione la sua Raccomandazione sui prestiti per mostre del 2019.Tale raccomandazione, dopo aver richiamato i profili etici che sollecitano a non usare le opere come merce o a strumentalizzarle a fini commerciali e/o politici, e aver sottolineato le ineludibili garanzie in termini di conservazione e di sicurezza, nega, in conclusione, la giustificazione del pagamento di un loan fee, al di là dei consueti rimborsi per le spese amministrative, di accompagnamento e di trasporto, di restauro delle opere;
  • La richiesta di ridurre i casi di concessione d’uso a titolo gratuito delle riproduzioni di beni culturali pubblici non protetti dal diritto d’autore – come più volte evidenziato dalle associazioni di professionisti di musei, biblioteche, archivi afferenti a MAB – costituisce un freno alla circolazione e alla fruizione del patrimonio culturale e allo sviluppo della creatività e dell’imprenditorialità. Essa è peraltro in contraddizione con i principi già espressi nel Piano Nazionale di Digitalizzazione, che promuove la più ampia condivisione delle immagini, secondo i principi dell’Open Access, dell’Open Government, dei FAIR data e della Convenzione di Faro. Il tutto, come è stato concretamente rilevato, senza produrre vantaggi finanziari significativi, a fronte di costi considerevoli per la gestione delle autorizzazioni e concessioni. Si raccomanda, pertanto, di voler favorire l’adozione – il più possibile generalizzata – di licenze Open Access da parte degli istituti culturali in modo tale da favorire il riuso, per qualsiasi finalità, delle immagini del patrimonio culturale.

ICOM Italia è particolarmente colpita e preoccupata per la mancanza nell’Atto di indirizzo di un richiamo all’importante funzione di orientamento e di sostegno che il Ministero svolge nei confronti dell’intero patrimonio culturale del Paese, attraverso un confronto costante con le Regioni e gli enti locali. Nessun cenno viene fatto in particolare per il nostro settore all’attivazione del Sistema museale nazionale, un processo importante di integrazione delle politiche dei diversi livelli di governo e di cooperazione tra musei di diversa dimensione, tipologia e proprietà, che condividono livelli di qualità adeguati alle funzioni da svolgere. Un processo ancora in itinere per la cui realizzazione è indispensabile un forte impulso da parte del Ministero.

L’atto di indirizzo del Ministro ribadisce con insistenza il concetto di valorizzazione economica dei beni culturali, ma sembra considerarne solo i meccanismi più semplici e automatici (in pratica il loro valore “commerciale”) senza far riferimento a tutto l’indotto generato da una gestione efficiente e sostenibile, fondata su relazioni e alleanze, e favorito dall’aumento della fruizione del patrimonio culturale e del paesaggio. Ci si riferisce alla creazione di servizi collaterali, alla rivitalizzazione dei territori, attraverso il turismo, l’artigianato, gli eventi culturali e gli spettacoli, all’occupazione generata. Spiace questa assenza di visione, soprattutto alla luce delle tante aspettative riposte nei confronti dei siti della cultura come elemento di sistema per la promozione delle aree interne e la loro potenzialità di hub per iniziative di valorizzazione di paesaggi storico culturali, sentieri, borghi. D’altra parte, meraviglia anche che nessun cenno sia rivolto alla rilevanza del patrimonio culturale materiale e immateriale per l’educazione alla cittadinanza plurima e responsabile, per la formazione specialistica, nonché per il benessere e la cura delle persone.

In definitiva ICOM Italia auspicherebbe, come ribadito più volte anche in passato, che le performances del direttore generale dei Musei, dei direttori delle direzioni regionali, dei musei autonomi e non autonomi fossero valutate considerando obiettivi più ampi rispetto al successo riscontrato in termini di numero di visitatori accolti e aumento delle entrate. Alcuni sono già richiamati nell’Atto di indirizzo (come l’attuazione degli interventi per l’accessibilità, peraltro già compresi nel PNRR), altri possono scaturire solo dall’iniziativa consapevole e lungimirante dei dirigenti, la cui autonomia e indipendenza, pur all’interno di un quadro unitario, va tutelata.

La nostra Associazione, che da tempo ha avviato forme di collaborazione con alcune direzioni generali e regionali del Ministero, conferma la piena disponibilità a fornire un contributo, se lo riterrà opportuno, per approfondire alcune delle questioni qui accennate e discutere eventuali proposte sulla base di esperienze nazionali e internazionali.

Cordialmente

Il Presidente

Michele Lanzinger