On. Nello Musumeci
Presidente della Regione Siciliana
Alberto Samonà
Assessore dei beni culturali e dell’identità siciliana
Onorevole Presidente.
Signor Assessore,
ICOM Italia, attraverso il coordinamento regionale siciliano, esprime forte preoccupazione per la recente rimodulazione del Dipartimento dei Beni Culturali della Regione siciliana approvata con Delibera di Giunta n.108 del 10 marzo scorso.
Rispetto alla precedente riorganizzazione, seguita alla creazione del Sistema dei Parchi archeologici in Sicilia, poco o nulla sembra essere stato innovato, ma il drastico accorpamento delle sezioni tecnico-scientifiche negli Istituti preposti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale, dettato dall’esigenza di risparmio di spesa, rischia di provocare un ulteriore indebolimento dell’intero assetto dei beni culturali regionali già minato dall’abolizione dei ruoli tecnici per la dirigenza e per il comparto conseguente alla legge regionale 10 del 2000.
ICOM Italia, che con l’Assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana ha rinnovato nel 2021 un Protocollo d’intesa per la salvaguardia e la promozione degli Istituti culturali e delle professionalità che vi operano, sente la responsabilità di intervenire sulla situazione attuale nell’ottica di formulare delle proposte concrete per la costruzione di politiche culturali innovative, favorendo il confronto e il raccordo con quanto a livello nazionale si sta mettendo in campo.
Pur non condividendo l’anomalo accorpamento delle Soprintendenze in unità beni architettonici/paesaggistici/storico artistici/demo antropologici e archeologici/archivistici/bibliografici, che ci sembra vada nella direzione opposta ad una efficace organizzazione in uffici competenti, distinti in relazione alle tipologie dei beni culturali, così da favorire una pratica di tutela integrata, riteniamo più preoccupante la soppressione di un cospicuo numero di unità operative tecniche non solo delle Soprintendenze, ma anche dei Parchi e dei Musei con il conseguente depotenziamento dell’attività di tutela e valorizzazione.
Unità operative che accorpando gestione amministrativa e attività scientifica risulteranno oberate da carichi di lavoro già difficilmente gestibili dal personale attualmente in organico.
E’ evidente che la situazione degli organi periferici e degli istituti culturali regionali è diventata sempre più critica. A seguito dei pensionamenti, i dirigenti con specifiche competenze tecniche soprattutto nel settore archeologico e storico artistico, sono sempre in numero minore e, di conseguenza, gli incarichi, anche ai livelli gerarchici più alti come le direzioni di musei e parchi, vengono spesso assegnati a prescindere dalle competenze richieste dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e previsti negli Istituti culturali dello Stato.
I pochi funzionari direttivi privi del ruolo tecnico e di profili professionali riconosciuti, sono sempre più demotivati non solo dalle concrete difficoltà gestionali e dai limiti organizzativi, ma anche dall’impossibilità di accedere, (contrariamente ai colleghi statali), proprio a quelle unità operative all’interno di Musei, Parchi e Soprintendenze che dovrebbero essere assegnate ai funzionari competenti in possesso dei titoli necessari a legittimare la validità degli atti emessi.
A chi giova questa situazione?
Siamo sempre più convinti che nessun tipo di riorganizzazione risulterà efficace se non verrà articolata a partire dalle reali esigenze del patrimonio culturale e se non si affronterà, come priorità, il tema delle professionalità valorizzandole e adeguandole per qualifica e numero alla quantità e alla diffusione territoriale dei Musei, dei Parchi, delle Soprintendenze e dei siti ad essi aggregati.
E’ fondamentale, inoltre, che i musei siciliani, sia pure compresi all’interno dei Parchi archeologici, mantengano la loro identità e fisionomia di Istituti distinti e complementari ai Parchi stessi, dotati di adeguati servizi e personale tecnico ed amministrativo necessari al loro buon funzionamento. Auspichiamo, inoltre, che anche in Sicilia i musei più importanti, oggi organizzati in Servizi, siano dotati di autonomia finanziaria ed amministrativa oltre che tecnico-scientifica e regolati da un’apposita normativa dedicata a tutto il sistema museale regionale.
In questa direzione, la recente adesione della Sicilia al Sistema Museale Nazionale, può rappresentare per la Regione un’occasione per riposizionare gli obiettivi strategici e affrontare le tante questioni ancora aperte relative alla gestione degli Istituti culturali a partire dagli standard minimi di qualità, alcuni dei quali ritenuti inderogabili, come appunto la dotazione di personale professionalmente qualificato.
A tal proposito, è sempre più evidente la necessità di integrare l’organico attuale mediante nuovi concorsi rivolti ai professionisti e alle professioniste dei beni e delle attività culturali, formati a migliaia nelle università siciliane e nazionali e pronti a fare la loro parte e dare il proprio contributo ad una nuova stagione di tutela e partecipazione culturale, in una regione in cui la fruizione museale rimane ai minimi nazionali tra la popolazione. Riteniamo che parte del dibattito e delle consequenziali scelte politiche vada concentrata sulla effettiva disponibilità di risorse adeguate per procedere in tale direzione, in un’epoca storica in cui si sta evidentemente puntando alla riorganizzazione strategica del welfare pubblico, di cui il settore culturale è parte integrante in quanto servizio essenziale.
Sono questi, gli elementi costitutivi senza i quali non saranno possibili percorsi di crescita non solo per i Parchi, gli Istituti museali e gli organi periferici, ma per l’intero sistema dei beni culturali siciliani.
Di fronte alle trasformazioni economiche, sociali, politiche e culturali intervenute negli ultimi anni, gli Istituti culturali sentono la necessità di rivedere obiettivi e strumenti e acquisire nuove competenze.
Come sottolineato dalla Raccomandazione Unesco del 2015, oggi i Musei, i Parchi e le Soprintendenze, oltre ad assicurare le tradizionali funzioni di tutela, ricerca, interpretazione e comunicazione delle testimonianze culturali e naturali, sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nella società e a fornire un contributo importante alla coesione sociale e allo sviluppo sostenibile.
ICOM Italia ha messo da tempo a disposizione delle Amministrazioni preposte il suo contributo di idee, competenze e strumenti in questo settore, proponendo un’attiva partecipazione, attraverso i Coordinamenti regionali, alla diffusione di buone pratiche per migliorare la vita degli Istituti culturali e per promuovere in tutte le sedi la dignità e la responsabilità scientifica dei professionisti del patrimonio culturale.
Rilanciando le finalità del protocollo d’Intesa, proponiamo un momento di riflessione e confronto ad ampio raggio su questi importanti temi, sottolineando la volontà di cooperare, nel rispetto delle reciproche competenze, per la crescita del sistema del patrimonio culturale regionale e delle professionalità in esso presenti.
Il Presidente di ICOM Italia
Adelaide Maresca