Fondazione Musei civici di Venezia | La lettera aperta di ICOM Italia e la risposta della presidente MUVE


ICOM Italia ha ribadito più volte l’importante ruolo sociale del museo, richiamato con forza nella sua definizione internazionale e riconosciuto anche dalla normativa nazionale che lo individua come un servizio pubblico essenziale per le popolazioni.

Per questo ha sollecitato anche recentemente il governo ad autorizzarne l’apertura al pubblico appena vi siano le condizioni di sicurezza sotto il profilo sanitario – in particolare nei territori nei quali sia consentita la mobilità delle persone – lasciando ai rispettivi organi di governo, di concerto con i direttori, la valutazione complessiva della sostenibilità economica e dell’opportunità con riferimento al contesto sociale e ambientale, e la definizione di modalità d’ingresso e tariffe particolari per visite e servizi, il lancio di campagne di informazione e di progetti innovativi per accrescere il coinvolgimento delle comunità di prossimità nella vita del museo.

Allo stesso tempo, sia a livello internazionale, sia a livello nazionale, ICOM ha raccomandato di assicurare per quanto possibile, anche durante la pandemia, la continuità delle altre funzioni fondamentali del museo, in primo luogo la conservazione (sicurezza degli immobili e delle collezioni, monitoraggio delle condizioni ambientali, manutenzione e restauro), ma anche la ricerca, la catalogazione e la digitalizzazione dei beni esposti o conservati nei depositi, la programmazione di attività educative, l’eventuale ripensamento degli allestimenti e degli strumenti di comunicazione – anche attraverso un più ampio utilizzo delle tecnologie digitali – la progettazione di esposizioni temporanee e altre iniziative da realizzare quando si attenuerà l’attuale situazione di emergenza.

Naturalmente siamo consapevoli che per i musei di particolare attrattività turistica, quali i musei veneziani, la drastica diminuzione delle entrate derivanti dai biglietti d’ingresso crei problemi particolarmente gravi sotto il profilo economico-finanziario, nonostante il Governo abbia previsto ristori per compensarne le perdite.

D’altra parte la stessa Fondazione ribadisce nel suo statuto (art. 3) la volontà di garantire la pubblica fruizione dei musei civici veneziani (“strutture permanenti che acquisiscono, conservano, ordinano ed espongono beni culturali per finalità di educazione e di studio”), e s’impegna a promuovere la partecipazione dei residenti (ai quali si assicura peraltro la gratuità delle visite).

Siamo sicuri che la Fondazione, che è tra l’altro socio istituzionale di ICOM e si riconosce quindi nei principi etici proclamati da questa organizzazione, voglia compiere ogni sforzo affinché:

  1. negli istituti siano garantite le funzioni essenziali e siano predisposte azioni utili alla futura ripresa, grazie all’apporto dei professionisti museali;
  2. siano prese in considerazione possibilità di apertura, sia pure parziale e graduale, dei musei, anche prima del 1° aprile, trasformando i fattori di criticità legati al crollo del turismo internazionale in un’occasione positiva di riscoperta e di affezione dei veneziani al loro patrimonio artistico, bibliografico, naturalistico, progettando attività che possono sembrare poco redditizie dal punto di vista economico, ma che consentono di rafforzare il tessuto culturale e relazionale, contribuendo a creare una identità umana e civile più forte di questa città unica al mondo per la sua bellezza e la sua storia.

Gentile dott.ssa,
Adelaide Maresca Compagna
Presidente ICOM Italia,

leggiamo il suo appello alla riapertura dei musei veneziani non potendo non condividerne le premesse, che parlano di quei principi fondativi a cui il nostro operato si è sempre ispirato.

La Fondazione dei Musei Civici fino al 2019 è stata spesso indicata come un modello virtuoso della museografia italiana, autofinanziata al cento per cento da risorse che non derivano da trasferimenti pubblici e capace di conciliare la sua missione culturale con una oculata gestione amministrativa. Ora però siamo in emergenza, un’emergenza lunga che a Venezia come in tutto il mondo non sembra allentare.

Obblighi di legge come il pareggio di bilancio e una previsione molto prudenziale rispetto al ritorno alla normalità hanno fatto propendere il CDA per la chiusura dei musei fino alla fine di marzo, data che potrebbe comunque essere anticipata a fronte di un miglioramento generale della situazione sanitaria della nostra regione. In questo frangente la decisione ha coinvolto anche il personale che è stato messo in cassa integrazione. L’anno è appena iniziato, le spese per così dire “fisse” per la gestione e la manutenzione dell’immenso patrimonio che il Comune ci ha concesso in comodato sono altissime, più di 15 milioni all’anno. I ristori del MIBACT hanno salvato il bilancio del 2020, ma cosa succederà nel ‘21 a questo proposito? Nessuno di noi lo può sapere e dunque siamo obbligati a seguire la strada molto impervia del contenimento della spesa a fronte di una previsione di entrate che per i primi mesi sarà pressoché pari a zero.

Ecco da dove nasce la chiusura dei musei e la cassa integrazione che, va pur detto, avrebbe potuto essere limitata nel tempo se i nostri collaboratori avessero accolto la proposta di seguire nei primi mesi dell’anno corsi di formazione per migliorare le loro competenze digitali ma anche l’attitudine (mai utile come adesso) a gestire scenari imprevisti e complessi come la pandemia. Purtroppo questa proposta, che avrebbe anche avuto un ristoro economico non trascurabile, non è stata accolta. Comunque i servizi essenziali sono tutti garantiti: sicurezza, conservazione e la tutela del patrimonio sono presidiati. Parte dei conservatori e degli amministrativi pur a marcia ridottissima contribuiscono al presidio generale. Il direttore con i dirigenti operano normalmente e proseguono i lavori di progettazione per i mesi futuri del 21 e per il 2022. Tutti i lavori in appalto esterno manutenzioni straordinarie e restauri proseguono, come quelli della Biblioteca del Correr e delle Sale Reali, sostenute dal Comitato Francese che saranno aperte al pubblico in settembre. Per il Museo Fortuny e Ca’Rezzonico stanno per essere appaltati i lavori di restauro finanziati da PAM e COOP e inizieranno appena chiuse le gare. Non è la normalità, sappiamo bene che il sacrificio sia del nostro pubblico che dei nostri collaboratori è in questo momento grande sia dal punto di vista economico che professionale ed è per questo che il CDA sta monitorando la situazione settimana per settimana per rispondere tempestivamente ai segnali positivi che dovessero arrivare dalla situazione sanitaria.

Mariacristina Gribaudi
Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia